Circa una settimana fa, mentre guardavo alcuni volumi in uno scaffale, la mia attenzione è stata attirata da un libro che comprai nel 1995, scritto da Bill Gates e intitolato La strada che porta a domani. In quelle pagine, il fondatore di Microsoft teorizzava come sarebbe stato il futuro di Internet grazie alle nuove tecnologie digitali; mentre lo sfogliavo con un po’ di nostalgia per quell’anno ricco di entusiasmo ed aspettative, ho trovato un capitolo particolarmente interessante, che descriveva il concetto di Wallet PC, ovvero di Pocket PC.
Diceva: «[…] sarete in grado di portare [sempre] con voi il Wallet PC (pocket pc). Il pocket pc visualizzerà messaggi, eventi e permetterà di leggere e inviare email, controllare le previsioni meteo e l’andamento dei titoli in borsa, cercare informazioni e vedere le foto dei propri bambini. […] potrete eseguire dei pagamenti e versare denaro per comprare quello che vi piace».
Quello che al tempo Gates chiamò Wallet PC non è altro che lo Smartphone di oggi, e tutto quello che aveva immaginato allora è divenuto parte della nostra quotidianità, tuttavia mi ha colpito l’affermazione «[…] potrete eseguire dei pagamenti e versare denaro per comprare quello che vi piace»: a tutta prima ho pensato che a quel tempo Gates stesse immaginando gli attuali servizi di e-Commerce, come quelli offerti da eBay o Amazon, ma poi ci ho riflettuto un po’ su, e mi è venuto in mente che forse l’imprenditore miliardario era andato molto oltre.
Il commercio on-line è diventata una consuetudine, e nel tempo abbiamo imparato a fidarci di piattaforme digitali come Amazon, Wish, Alibaba, tanto da consentire loro di custodire nostri dati personali e numeri di carte di credito; il prossimo, decisivo, passo verso la completa trasformazione digitale del mercato è la transazione monetaria diretta tra utenti. Questo passaggio in realtà è in procinto di compiersi, e darà il via ad una trasformazione dei modelli bancari e dei meccanismi finanziari a cui siamo abituati.
Per capire quali cambiamenti si profilano all’orizzonte, partiamo da una semplice domanda: qual è il ruolo di una banca? Ad oggi, una banca gestisce capitali facendosi garante del loro mantenimento e delle transazioni operate su di essi; in altri termini, gli istituti di credito custodiscono i nostri conti correnti e garantiscono le operazioni che effettuiamo, come bonifici e acquisti con carte di credito o debito. Le commissioni imposte su tutti i movimenti di denaro generano cospicui introiti per le banche: quelli che i tecnici attribuiscono al “comparto della monetica”.
Prendiamo ora in considerazione la possibilità di sostituire le carte con una App per Smartphone e supponiamo che questa consenta di gestire un “salvadanaio digitale”, per eseguire pagamenti negli e-store, fare trading sui mercati finanziari, ed inoltre permetta di “trasferire” del denaro ad un’altra persona che utilizzi la medesima App, o una simile con le stesse funzionalità. Lo scenario appena descritto si tradurrà presto in realtà grazie alla digitalizzazione globale e rappresenterà forse una delle più grandi sfide di sempre per la finanza mondiale, in particolare per le banche.
In Italia il calcio d’inizio è stato dato con il recepimento da parte del Consiglio dei Ministri, il giorno 11 dicembre 2017, della direttiva PSD2 sui servizi di pagamento (Payment Service Directive 2); questa, assieme a regolamenti come Mifid2 e Ifrs2, porterà ad una rivoluzione nell’attuale panorama finanziario. Secondo un’analisi piuttosto recente condotta da PwC (PricewaterhouseCoopers), azienda di consulenza finanziaria e revisione contabile, entro i prossimi cinque anni il settore bancario globale crescerà, in uno scenario conservativo, del 5%, raggiungendo già nel 2020 circa 2400 miliardi di euro di ricavi; gli introiti derivanti dalle transazioni godranno ancora di grande stabilità, non richiedendo significativi investimenti di capitali, e le banche potranno ancora fare affidamento sulla possibilità esclusiva di costruire prodotti d’investimento a partire dalle informazioni patrimoniali dei propri correntisti.
L’introduzione di nuove normative legate alla PSD2 può stravolgere questa previsione, sovvertendo il modello attuale dei ricavi bancari, fondato in larga parte sulle garanzie offerte ai clienti in cambio di commissioni sulle operazioni; stiamo infatti per assistere ad una fase evolutiva che creerà nuove e più flessibili dinamiche economiche, e quindi molteplici opportunità di business, soprattutto per dei nuovi soggetti: i Provider Tecnologici, chiamati già comunemente Fintech. In particolare, la PSD2 interviene su tre servizi-chiave, riformulando la sintassi che regola il sistema delle transazioni.
Il primo, chiamato PISP (Payment Initiation Service Provider), permette di delegare a terzi (Provider) la gestione di una transazione tra due conti correnti qualsiasi; grazie a questo servizio, è possibile per una App fungere da salvadanaio (Wallet), sia gestendo il “credito locale” del dispositivo in cui è installata, sia un vero e proprio conto corrente, effettuando addebiti e accrediti. Con un tale strumento si può mantenere un fondo “on-line” ad una quota fissa, per esempio di mille euro, riversando automaticamente su un conto ogni eccedenza.
Ma come si può verificare che vi sia un’eccedenza? Basta che un altro utente faccia un trasferimento nella Wallet App. Le banche dovranno quindi rendere disponibili dei moduli software “open”, chiamati API (Application Programming Interface), al fine di poter integrare i propri sistemi con le App sviluppate dai Provider. Una volta che questo meccanismo avrà preso piede (e lo farà), non saranno più gli istituti di credito a dover operare come garanti delle transazioni sui propri conti, bensì i Provider.
Il secondo servizio, chiamato AISP (Account Information Service Provider), permette di presentare nella stessa App una vista d’insieme della situazione finanziaria, un’analisi delle abitudini di spesa, una stima delle future esigenze, e molto altro, accedendo a tutti i conti correnti di cui l’utente è titolare. Quest’ultimo aspetto in particolare rappresenta un elemento rivoluzionario, perché obbligherà le banche a fornire al Provider, previo consenso dei clienti, dati su fondi e transazioni, come ad esempio la lista di tutti i movimenti effettuati su un conto corrente.
Il terzo servizio, chiamato CISP (Card Issuer Service Provider), riguarda più da vicino chi vende, consentendo tra l’altro di richiedere a un Provider una verifica della disponibilità finanziaria dell’acquirente prima di concludere una transazione.
Poiché i Provider saranno i protagonisti degli scambi monetari dei prossimi anni, sorge spontanea una domanda: le banche sono destinate a sparire? Con ogni probabilità no, ma gli istituti di credito dovranno rivedere i propri modelli di business e definire strategie innovative per poter competere, o addirittura collaborare, con questi nuovi soggetti. Il modello di sviluppo delle banche tradizionali, consolidatosi negli ultimi trent’anni, di fatto si basa sulla realizzazione di un sistema chiuso, ovvero sul controllo esclusivo dell’intera catena del valore degli asset (fondi, titoli, beni) gestiti.
In un contesto di rapida evoluzione come quello attuale, tale modello si rivela sempre meno adatto, sia in termini di sostenibilità industriale sia di adeguamento all’evoluzione normativa; l’eventuale inerzia nel mantenere il completo monopolio del patrimonio informativo della propria clientela non consentirà di trarre profitto dai nuovi servizi abilitati dalla Digital Transformation.
In questo nuovo panorama, detto Open Banking, solo i Provider in grado di far convergere competenze finanziarie e tecnologiche, nonché di realizzare consistenti economie di scala pur garantendo il livello di trasparenza prescritto dalla normativa e preteso dal mercato, potranno ottenere profitti da grandi moli di transazioni semplici e veloci. A breve, lo stipendio mensile sarà accreditato direttamente dal Wallet del datore di lavoro a quello del dipendente, si potrà acquistare un paio di scarpe trasferendo l’importo dal salvadanaio digitale dell’acquirente a quello del venditore, e magari la paghetta mensile di un figlio adolescente arriverà nel suo salvadanaio digitale direttamente dal Wallet di un genitore, dopo un semplice “tap” sullo schermo di uno smartphone.
In vista di questo scenario, le banche devono definire una strategia di trasformazione su due piani: competitività e collaborazione. Essere competitivi implica un significativo stanziamento di fondi per una totale ristrutturazione del core business, al fine di raggiungere flessibilità e time-to-market di livello paragonabile a quello delle piattaforme digitali native; la collaborazione con i Provider, a fronte di investimenti contenuti, può assicurare ricavi alternativi, legati allo sfruttamento delle informazioni comportamentali della clientela a vantaggio della consulenza strategica e di quella finanziaria in genere (si pensi all’ambito del marketing o a quello assicurativo).
Tuttavia, come disse Amleto nella prima scena del terzo atto, “qui c’è l’intoppo”: la collaborazione tra banche e Fintech potrà sussistere solo finché queste ultime non raggiungeranno un livello di solidità patrimoniale conforme alle normative internazionali. Negli Stati Uniti le più popolari Digital Company, tra cui Google, Amazon, Facebook, Apple, stanno facendo le prime mosse per entrare nel mercato del credito e delle transazioni; nel Marketplace, per esempio, Amazon e Alibaba offrono capitali in prestito a clienti-venditori di cui determinano il profilo di rischio proprio attraverso i servizi AISP.
Non è improbabile, quindi, che presto ad un acquirente, oltre al fast check out con carta di credito, sarà consentito di concludere un acquisto utilizzando il proprio Wallet collegato ad conto corrente gestito direttamente da Amazon. In conclusione mi sento di dire che il futuro delle logiche di marcato si giocherà ora, a valle delle prime mosse su un campo di gioco non ancora ben definito. Quello che è certo però, almeno dal mio modesto parare, è che sicuramente assisteremo ad una nuova presa di posizione da parte delle ormai note Digital Company, ancora un volta a confronto per un testa a testa su un nuovo possibile monopolio di mercato.
“…mamma, trasferiscimi un euro che mi compro un gelato”.
“…mi dispiace tesoro ma niente gelato. Non ho rete!”