Ecco come Amazon ci sta portando via quel che resta della nostra intimità

Se un corriere ci chiedesse le chiavi per aprire la porta di casa nostra al fine di terminare una consegna, con quasi totale probabilità gliele negheremmo, ma se lo stesso si presentasse il giorno dopo a nome di Amazon, penso, con molta franchezza, che saremmo più possibilisti.

Non voglio entrare qui nel merito di chi sia in realtà questo potenziale monopolista del mercato della distribuzione e nemmeno voglio annoiare il lettore su come ad oggi questo colosso gestisca la propria rete dagli utili milionari, alimentando un modello organizzativo interno a dir poco coercitivo, dove i collaboratori sono trattati come degli automi più che come organismi viventi titolari di diritti.

Al contrario vorrei invece focalizzare l’attenzione su come si stia ridisegnando il passaggio finale del processo di vendita, ovvero la consegna del pacco e come noi inconsciamente ci stimo sacrificando (più del solito) al fine di poter garantirne l’attuazione tramite un nuovo servizio, chiamato Amazon Key.

La novità di questo modello, sta infatti nella garanzia del recapito, anche in nostra assenza dando la possibilità al corriere di entrare direttamente in casa nostra, chiedendo a noi sostanzialmente di investire su due cose: l’installazione di una Webcam per controllare “l’estraneo” che ci entra in casa e la sostituzione della serratura con una nuova, progettata per essere controllata direttamente dal personale Amazon, che aprirà la porta all’atto della consegna.

Si potrebbero fare mille riflessioni e se anche per certi aspetti la cosa potrebbe sembrare accettabile, mediante rapporti contrattuali, assicurazioni, garanzie sulla riservatezza e altri banali e finti accorgimenti (per esempio bussare prima alla porta), a mio avvio c’è comunque un aspetto che mi ha fatto riflettere e che ho già sottolineato inizialmente con una parola, ovvero il doverci sacrificare.

Fino ad oggi abbiamo deciso di adottare una tecnologia o ci siamo “adattati” ad un nuovo modo di vivere certi aspetti della nostra vita semplicemente perché lo volevamo, ma comunque, senza che dall’altra parte ci venisse chiesto di sacrificare un qualcosa di intimo per assecondare lo sviluppo di una nuova tendenza.

Partendo dall’idea che la nostra casa ci appartenga, e che questa rifletta chi siamo, delineando in una certa misura la nostra intimità, mi risulta incredibile pensare di poter garantirne l’accesso in mia assenza ad un completo sconosciuto solo per avere la consegna di un oggetto comprato magari un’ora prima; perché è questo che Amazon ci sta chiedendo.

Accettare di utilizzare questo servizio, implica in altri termini il consegnare con le chiavi, un altro pezzo di noi stessi all’ennesima multinazionale e di accettare il fatto che questa possa entrare nella nostra quotidianità, tra gli oggetti che ci appartengono nel mondo reale e che emotivamente sono parte di noi.

Magari qualche scettico potrà dire che una cosa del genere, difficilmente prenderà piede e a maggior ragione nel nostro paese, ma io credo che invece anche in questo caso sarà semplicemente questione di tempo. Amazon cosi come gli altri giganti hanno definito una strategia a lungo termine fatta di piccoli e grandi passi che delineano però un progetto ben preciso.

Dietro la semplicità di questo modello chiamato Amazon Key, si annida un complesso disegno strategico atto superficialmente a rendere più efficienti i processi di distribuzione dei beni da noi acquistati, ma che presto porterà ad uno scenario dove i droni sostituiranno i corrieri di oggi e le nostre dimore ad essere talmente “intelligenti” da concordare la consegna, aprendo la porta per accogliere direttamente nel salotto il pacco ordinato poco prima dall’ufficio.

Non riesco ancora a comprendere il motivo con cui continuiamo ad alimentare con la nostra sempre più maggior fiducia questi colossi che in maniera poco “cortese” vogliono addentrarsi all’interno delle nostre vite.A tal riguardo forse un giorno finalmente troverò tempo e spazio per sviluppare questo quesito che da tempo immemore padroneggia tra i mille misteri a cui non ho ancora dato una corretta risposta, ma per ora voglio partire dal concreto.

Siamo di fronte ad uno scenario senza precedenti dove noi consumatori “digitali” stiamo dando il consenso ad oltrepassare la linea che demarca quel poco di intimità che ci resta, con un mondo sempre più sotto controllo da multinazionali che per certi versi, e a volte con sfrontatezza, pretendono la titolarità nel ridisegnare il futuro dell’essere umano secondo una logica monopolistica finalizzata ad un puro gioco per il controllo globale.