Siamo di fronte ad un Armageddon?

Armageddon

Se volessi partire d’effetto nel cercare di spiegare come stia mutando l’identità della “Banca Italiana”, userei le parole di Mauro Macchi, capo del Financial Services di Accenture il quale, all’ultimo incontro dell’annuale Accenture Banking Conference tenutosi a Milano lo scorzo 26 Marzo, disse senza mezzi termini:

“[…] le banche devono fare scelte coraggiose, perché pare vietato stare nel mezzo […]”.

Parole semplici che però esprimono un concetto potente, perché a volte consideriamo talmente scontati alcuni assiomi fino a che questi perdono di significato; Ed è qui che il padre premuroso ma severo, ti richiama all’ordine.

Non importa allora da che parte tu stia, l’importante è che tu prenda posizione. Ma essere competitivi o creare partnership sinergiche, sono scenari che portano comunque con sé alcuni aspetti chiave su cui tutti noi prima o poi dovremo prendere coscienza, almeno per poter finire il Warm-Up del nostro MotoGP.

Il primo concetto sta sicuramente sotto gli occhi di tutti: La relazione con il cliente è cambiata per sempre. I canali digitali sono diventati nevralgici se pensiamo che solo in Italia nel 2018 l’accesso alle piattaforme finanziarie da WebApp e da Smartphone è arrivato al 62% sulla totalità della clientela (Fonte ABI: +72% operazioni dispositive da mobile).

In un futuro prossimo i nativi digitali non accetteranno più di “perdere tempo” nel recarsi in filiale a porre una firma su un foglio di carta al fine di aprire un conto deposito (termine e concetto già obsoleto ora), e tanto meno non avranno pazienza per aspettare la “data disponibile e data valuta” di un bonifico.

Qualunque attività dovrà poter essere eseguita in mobilità e da un singolo punto di contatto (purché stia nella mano), perché il mantra sarà: Tutto e subito.

Se allora la clientela sta cambiando diventando più esigente è ovvio che tutta la macchina del business si dovrà riadattare, creando nuovi prodotti e servizi ad-hoc da offrire, e qui la cosa si complica.

Nel 2014 uscì un bellissimo libro, passato ovviamente in sordina (snobbato anche da alcuni), dal titolo “Big-Bang Disruption” scritto al tempo da due analisti, Larry Downes e Paul Nunes. L’ormai Best Seller, tratta fondamentalmente di un fenomeno a quel tempo ancora sconosciuto ai molti: La dissoluzione dei confini di competenza, con la sovrapposizione dei mercati e la distruzione delle barriere che delimitano i settori merceologici, tutto questo come risultato della digitalizzazione e dell’evoluzione tecnologia.

Questo concetto riformulato in parole semplici dice: “la competizione diventa aggressiva perché potrà arrivare da chiunque e da qualunque parte”.

Un esempio?

Sappiamo tutti come lo streaming abbia a suo tempo spazzato via colossi come Blockbuster e siamo consci anche come invece oggi realtà come Booking e Trip Advisor detengano il monopolio sulla gestione dei servizi legati al turismo e ancora, sarebbe noioso discutere ora dei cambiamenti portati da Amazon sul mondo della logistica o di Uber negli spostamenti. E se infine, volessimo un focus sul settore finanziario per capire che la disruption non ha pietà per nessuno, dobbiamo ricordare come a suo tempo Facebook fosse nato come social network e come ora stia scendendo in campo con una licenza bancaria.

Con queste premesse diventa palese l’importanza di una trasformazione digitale come seconda componente chiave, con l’adozione di nuove architetture e soluzioni innovative.

Oh! capiamoci però, molta roba che i fornitori e “partner tecnologici” tentano di rifilarci non ha proprio senso nel mondo del banking (almeno per come lo conosciamo ora).

Al contrario, molte delle soluzioni che gli specialisti IT assieme ai business developer stanno valutando negli ultimi anni, per alcune realtà consolidate sono ormai delle varie e proprie commodity. I “Pionieri digitali” come JPMorgan e Goldman Sachs, che in tempi non sospetti, iniziarono un percorso invasivo di trasformazione, vivono oggi di una buna valutazione del mercato che li ha premiati con indici più elevati di Price-to-Book (Rapporto tra il prezzo di mercato di un’azione e il valore capitale della società rappresentata dal bilancio per azione).

Insomma, investire nel Digitale è diventata una necessità per quella che molti chiamano un Economia 4.0. Se a questo punto, abbiamo parlato del cambiamento della relazione con la clientela che ha creato la necessità di una trasformazione della tipologia dei servizi offerti, che a sua volta ha richiesto investimenti su della nuova tecnologia, cosa resta da gestire?

Semplice: La conversione dei processi e la nascita di un nuovo modello organizzativo interno. Le banche hanno sempre adottato un modello operativo verticale, articolato in vere e proprie cordate gerarchiche di competenze.

Partendo dai capi di direzione, fino a scendere all’ultima risorsa della rete vendita, i compiti e i relativi canali comunicativi, sono sempre stati “blindati” dall’organigramma.

Ma se vogliamo concepire in maniera costruttiva la Big-Bang Disruption come spinta all’innovazione a tutti i livelli, la necessità di un cambio culturale è un passo obbligatorio. Stanno nascendo nuove professionalità al passo con i tempi, e questo promuove un cambiamento organizzativo volto a sinergie orizzontali. Nuovi servizi e prodotti sono progettati da team dedicati, i quali componenti hanno a volte skill di varia natura e per certi aspetti, distaccati dalla cultura bancaria.

Secondo uno studio ABI le banche hanno iniziato a focalizzare le ricerche di personale su profili con competenze tecnico-scientifiche, come informatica, matematica, ingegneria, al fine di rafforzare alcune divisioni per esempio l’Information Technology, Marketing e Organizzazione, dove analisi tecnica, funzionale o di processo per sviluppare app e servizi digitali sono solo alcuni esempi dei contesti di applicazione.

Per concludere, non so se siamo di fronte ad un Armageddon, ma sicuramente è questione di tempo prima che un asteroide grande come il Texas si schianti sulla terra e in tutta franchezza, non credo che il vecchio Warren Buffet o Michael Burry vestito come Bruce Willis potranno evitare l’impatto. Ma ovviamente io mi sbaglio!

Write to me: alberto.prior[at]cairobi[dot]com