Tim e Jony amici per sempre, o la mela è bacata?

Ci sono dei segnali importanti che arrivano dal quotidiano, che a volte non riusciamo ad interpretare e che invece potrebbero accende in testa una lampadina, come un primo stimolo per una riflessione importante. E’ il caso del Sir Jonathan Paul “Jony” Ive, considerato da molti come il numero due dopo Stave Jobs, che ha annunciato al Financial Times di lasciare Apple dopo 27 anni di onorata carriera. Per chi non lo conoscesse, questo ragazzotto entrato in Apple nel 1992 ha segnato la rinascita della società nel 1998 dopo il ritorno di Jobs. Negli anni Ive è arrivato a guidare i team di progettazione, creando praticamente tutti i dispositivi di maggior successo tra cui l’iPhone, l’iPod e vari modelli di Mac. Il fatto poi di aver ottenuto nel 2015 la dirigenza per il controllo creativo di tutti i prodotti della mela, partendo dall’hardware e arrivando alle interfacce grafiche, ha tolto ogni dubbio sul fatto che abbia segnato il “dopo Jobs” diventando il suo vero erede. Alla fine di quest’anno Ive lancerà una sua nuova società chiamata LoveFrom e che vedrà come suo primo cliente la stessa Apple. Chiare le parole di Tim Cook alla conferenza stampa, quando dice: “Jony è una figura unica nel mondo del design e il suo ruolo nel risveglio di Apple è stato decisivo. Apple continuerà a beneficiare del suo talento, lavorando direttamente con lui e la sua nuova società su progetti esclusivi. Dopo tanti anni di lavoro a stretto contatto, sono felice che la nostra relazione continui per il futuro”. Lato suo Ive ha fatto da eco al sentimento profondo del CEO, rispondendo: “Anche se non sarò un dipendente [di Apple], sarò ancora molto coinvolto – spero per molti, molti anni a venire. Questo sembra un momento naturale e delicato per fare questo cambiamento”. E’ ovvio che l’espressione “momento delicato” abbia sicuramente molteplici significati, per esempio se si va analizzare i dati del bilancio della società di Cupertino e valutando i volumi del primo trimestre di quest’anno. A inizio maggio, sono stati presentati infatti i risultati dalle cifre sicuramente non rasserenanti. Utili e ricavi diminuiti su base annua, e rispettivamente pari a 12,56 (-16%) e 59,02 miliardi di dollari (-5%). Se volessimo poi entrare nel dettaglio le vendite di iPhone, che ricordiamo cubano oltre la metà dei ricavi totali, hanno perso quasi il 17% rispetto allo stesso periodo del 2018. Certo, la sfortuna ci vede bene come sottolineò Cook nella conferenza stampa di gennaio di quest’anno giustificando le perdite già visibili a novembre dell’anno scorso. Perdite riconducibili sostanzialmente ad un dollaro particolarmente forte che avrebbe ridotto la crescita dei ricavi di circa 200 punti rispetto al 2018 e ad un mercato Cinese che avrebbe portato una sostanziale diminuzione dei ricavi a livello mondiale su iPhone e Ipad. Tutto plausibile ci mancherebbe, ma la capitalizzazione è importante e dopo la dipartita di cinque mesi fa di Angela Ahrendts figura nevralgica capo della divisione Retail (apple Store), il colpo di Ive non ha fatto altro che aumentare ancora di più le preoccupazioni del mercato che come risposta ha tolto oggi circa un 2% sul titolo.