Il nostro futuro secondo i Big Data

Tra Social Network, Blog e portali affini, potremo ormai paragonare Internet ad un grande calderone contenente tonnellate di dati ed informazioni. Già nel 2010 la cosa era ovvia, tant’è che una semplice e chiara domanda venne in mente a molte persone del settore tecnologico: “E’ possibile sfruttare i dati provenienti da molteplici fonti, per farci soldi?”  Il risultato, fu la nascita dei big data.

Questo termine, indica sostanzialmente alcune tecnologie che utilizzano degli algoritmi per analizzare grosse quantità di dati provenienti dal Web. Lo scopo è semplice: creare dei profili statistici, comportamentali nonché di previsione, intersecando e trovando correlazioni tra le varie informazioni collezionate. Post, foto, commenti, like, la rete dei nostri “amici”, e tanto altro potrebbero sembrare a prima vista informazioni destrutturate e di poco conto, ma che però collegate assieme secondo dei precisi schemi, risultano estremamente parlanti e quindi redditizie.

A detta di Charlie Stryler, guru di questo settore, molte banche per esempio stanno analizzando i dati dei Social Network per stimare i rischi sui mutui tramite formule con alla base regole banali, come per esempio: “se i tuoi amici non pagano in tempo una rata, è probabile che nemmeno tu lo faccia”. Come dire che la nostra affidabilità creditizia è calcolata in base a chi frequentiamo. Altre applicazioni le troviamo nel mondo assicurativo.

Molte società italiane per esempio, stanno “regalando” dei dispositivi da installare nelle auto dei propri clienti, che si comportano come classiche scatole nere. Le compagnie sostengono che i dispositivi sono utilizzati a valle di un sinistro, per capirne le dinamiche. Ovviamente però, non dicono che campionano i dati su come e dove il conducente utilizza ogni giorno il proprio mezzo, e che tutto questo viene correlato con altre fonti di informazione al fine di dettagliare meglio i profili di rischio e mirare poi eventuali proposte commerciali per i rinnovi delle polizze.

Se volessimo poi spostare l’attenzione, potrei citare un altro esempio che riguarda le aziende in generale. Per gli addetti del settore, non è un mistero il fatto che esistano dei software che analizzano i profili personali dei candidati durante le selezioni del personale. Molte aziende prima di assumere, macinano i dati del candidato recuperati setacciando internet, per capire se questo sarà un dipendente affidabile e fedele all’azienda, ma non solo. I dati sono poi utilizzati per stimare la sua curva di crescita e il suo livello di compatibilità caratteriale, nei confronti degli altri colleghi.

A tal proposito Linkedin, famosa piattaforma social rivolta al mondo delle professioni, mette lei stessa a disposizione a pagamento uno strumento di analisi. L’algoritmo che sta alla base, studia il comportamento della comunità, restituendo informazioni strutturate di varia natura. E’ possibile per esempio capire “la serietà” professionale, in base ai cambi e scatti di carriera, interazioni con altre piattaforme sociali, pubblicazione di post e tanto altro ancora. Se non bastasse, ora Linkedin che ricordiamo essere di proprietà Microsoft, darà la possibilità di integrare gli account con la piattaforma Cloud di Office365. Questo semplice “click” garantirà potenzialmente alla piattaforma l’accesso a tutto quello che faremo internamente all’azienda al fine di collezionare sempre più dati sul nostro profilo.

Siamo ancora all’inizio di una nuova realtà fatta di previsioni sempre più precise, basate su algoritmi che tendono esponenzialmente alla perfezione. Quello che abbiamo fatto in passato e ciò che stiamo facendo ora, sarà utile per predire il nostro futuro.  In altri termini saranno i click che faremo a segnare il nostro “destino” e di conseguenza, se non cancelleremo il nostro passato dal web, presto o tardi saranno le nostre vite e le nostre emozioni la benzina del nuovo capitalismo.